la proposta
Decisi di farmi portare da Elena in auto al Quartiere dei Gioiellieri a Birmingham perché l’anello non era ancora assicurato e non volevo correre rischi. Quindi già sapevamo che la proposta sarebbe arrivata.
Elena stava lavorando durante le mattinate cosí da poter passare i pomeriggi con me. Io intanto passavo la maggior parte delle mattine sull’internet a cercare di trovare un posto romantico dove farle la proposta. Purtroppo Birmingham nel bel mezzo dell’inverno non dá molte opzioni. Se non era tutto cemento, era freddo; se non era rumoroso, era chiuso; ecc.
Decisi di andare ad Oxford, perché ho antenati che venivano da quella zona ed anche perché avevamo già deciso di andarci, quindi non avrebbe destato sospetto. Trovai 4 posti “romantici” e mi sentivo sicuro che almeno uno di quelli avrebbe funzionato. Il traffico era da incubo, Elena stava diventando irritabile e le cose cominciarono ad andare male. Elena vide dei college dove avevano filmato Harry Potter e ci voleva fare un tour. Io, d’altro canto, avevo un anello di fidanzamento nello zaino, indicazioni per 4 posti dove andare, scritte su un foglio di carta e le parole “vorresti sporarmi” (in italiano) scritte foneticamente in modo da poterle pronunciare la mia breve proposta correttamente in italiano. Nessuno di quei posti funzionò.
Ci divertimmo a scattare foto ed a guardarci in giro, ma ero deluso che nulla stesse andando per il verso giusto, di nuovo, e lo confessai ad Elena mentre stavamo tornando verso casa. Lei suggerì di andare a Stratford e che avrei potuto fare la proposta là, ma io protestai: doveva essere una sorpresa! Quindi decidemmo di dimenticarci del tutto per la serata, di andare fuori a cena da qualche parte e di rilassarci. Parcheggiammo a Stratford ed io feci apposta a far vedere che stavo lasciando tutto in auto, incluso l’anello, mentre invece me l’ero infilato nella tasca della giacca. Camminammo verso il centro, sul ponte illuminato ed ho fatto in modo che lei camminasse un pochino più in avanti, chiedendole di scattare foto di chissà cosa, qualsiasi cosa che le impedisse di vedere me che guardavo nel buio il pezzo di carta con le parole e che mi guardavo in giro per cercare un poticino giusto giusto.
Vidi poi un coso grosso e galleggiante ed anche un bel posto vicino al fiume, quindi le chiesi di andarci per scattare un paio di foto. La presi per mano e la portai verso una panchina, che era miracolosamente asciutta (aveva piovuto tutto il giorno) e le chiesi di sedersi, dicendole che non avrebbe preso molto tempo. Lei non capiva di che stessi parlando, ma si sedette comunque. Mi inginocchiai e le venne uno sguardo di shock in faccia, con la bocca aperta e le sopracciglia alzate. Poi le dissi “ti amo” (in italiano) e lei mi disse “ti amo anch’io” e le cominciarono a venire le lacrime agli occhi. Aprii la scatola dell’anello e le chiesi “vorresti sposarmi?” (in italiano) e le venne uno sguardo confuso e pensai che la mia cattiva pronuncia avesse distrutto la proposta. Lei fece un po’ di si con la testa ed io cominciai a tirare fuori l’anello dalla scatola. Le feci di nuovo la proposta e le chiesi se la sua mano tesa verso di me volesse dire “si”. E mentre le stavo per finire d’infilare l’anello al dito, finalmente lei si rese conto di quello che avevo detto e rispose “si! Si!”. Ci baciammo ed abbracciammo e poi l’aiutai ad alzarsi dalla panchina. Poi c’incamminammo verso il teatro per ripararci dal vento, così da poter chiamare i nostri genitori per dare la bella notizia.
Dopodiché camminammo per le vie di Stratford, cercando un posto per celebrare, senza fretta, assaporando il momento.